La tutela della salute e dell’ambiente sono le sfide principali che, come parte della filiera agroalimentare, siamo chiamati ad affrontare e, auspicabilmente, a vincere in futuro.
Entrambi questi aspetti ruotano sull’asse comune della necessità di una transizione verso diete più sostenibili. E quale esempio migliore della dieta mediterranea? Un regime alimentare a basso impatto ambientale, sano e completo, di cui fanno parte diversi alimenti di origine animale, tra cui per l’appunto, i prodotti caseari.
Gli alimenti di origine animale sono un concentrato di proprietà nutrizionali uniche, di nutrienti importanti e di una biodisponibilità molto maggiore rispetto ad alcuni alimenti di origine vegetale. Infatti, un consumo equilibrato di questi alimenti può essere sufficiente a contribuire in modo significativo all’equilibrio e alla salubrità della propria dieta.
A fronte di questo, emerge chiaramente come sia del tutto inopportuno rinunciare a fonti di nutrimento importanti come i formaggi o gli alimenti di origine animale, nel nome della sostenibilità.
Il consumo corretto e adeguato di prodotti di origine animale è consono non solo alle esigenze salutistiche, ma le giuste pratiche di allevamento possono anche comportare benefici ambientali. Al contrario, invece, la carenza di alcuni micronutrienti presenti in questi prodotti possono avere conseguenze gravi e durature sulla salute, tra cui anemia, crescita ridotta, deterioramento cognitivo, suscettibilità alle infezioni eccetera.
Inoltre, il consumo di piccole quantità di questi alimenti permette di risparmiare grandi quantità di prodotti vegetali i quali, seppur in maniera ridotta, hanno comunque un notevole impatto ambientale.
Purtroppo, però, i messaggi dei media riguardanti la salubrità e la sostenibilità delle diete sono polarizzanti e accomunati dallo stesso rapporto (errato) ovvero “prodotti di origine animale = cattivi” e “prodotti vegetali = buoni”. Una generalizzazione piuttosto grossolana e semplicistica, poiché demonizza i prodotti di origine animale nella loro totalità.
La dieta e la sostenibilità sono invece argomenti così complessi e dinamici che richiedono la presa in considerazione delle numerose sfaccettature che li compongono, tra cui il valore nutrizionale degli alimenti (che ha un rapporto diretto con la sostenibilità) e la capacità degli allevamenti di catturare CO2.
Come evidenziano studi recenti, come quello pubblicato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), gli allevamenti italiani sono tra i più sostenibili nel mondo.
Negli ultimi anni, le emissioni degli allevamenti nazionali sono state notevolmente ridimensionate, grazie all’adozione di nuove tecnologie e alla transizione verso processi produttivi all’avanguardia. Ciò dimostra come il settore caseario italiano sia indirizzato verso un percorso di sviluppo e miglioramento delle proprie prestazioni ambientali, volto a centrare gli obiettivi di sostenibilità ambientale promossi dall’Unione Europea nel “Green Deal” e nella “Farm to Fork”.
Se consideriamo la questione dal punto di vista dell’allevamento, tali sistemi di produzione svolgono anche funzioni essenziali per il pianeta. Tra questi, il riciclaggio e la trasformazione di milioni di tonnellate di sottoprodotti di origine vegetale (non commestibili per l’uomo), che quindi diventerebbero oggetto di scarto con produzione di gas clima-alteranti, in fonti di nutrimento per gli allevamenti.
Inoltre, il pascolo dei ruminanti apporta grandi benefici ai terreni non adatti alle colture, poiché producono un letame ricco di nutrienti che viene utilizzato come compost naturale e fertilizzante. Un modo del tutto naturale per migliorare la qualità e la fertilità dei terreni.
Questi esempi mostrano chiaramente come l’agricoltura vegetale e l’allevamento animale siano due ecosistemi legati da una relazione simbiotica e complementare, in quanto l’uno contribuisce all’equilibrio dell’altro.
Ciò non toglie che sia assolutamente opportuno riprogettare i sistemi alimentari, adottando interventi di educazione e politiche alimentari tali da ridurre nella popolazione la richiesta così elevata di prodotti di origine animale, soprattutto di carni rosse e trasformate (le più dannose).
Un ruolo essenziale in questo percorso di transizione dovrà essere svolto dall’informazione e dall’educazione alimentare, con lo scopo di guidare sempre più il consumatore verso una dieta equilibrata, che non sia carente di prodotti di origine animale ma con maggiore preferenza verso prodotti lattiero-caseari, pesce e carni bianche, diminuendo sempre più la frequenza di consumo delle carni rosse.
Sostenibilità vuol dire anche riduzione degli sprechi. In questo la filiera lattiero-casearia registra ottime performance. I prodotti di origine animale sono sprecati solo al 15% e quelli lattiero-caseari sono quelli in assoluto con minore spreco.
PILLOLE DI SOSTENIBILITÀ DEL CASEIFICIO IGNALAT
La questione della sostenibilità nel settore agroalimentare, e ancora di più nel comparto lattiero-caseario, ha diverse facce. La sostenibilità passa per la cura e la promozione del territorio, il miglioramento dei sistemi produttivi, le scelte energetiche, la valorizzazione delle tradizioni e dei piccoli allevamenti di zona.
Anche noi del Caseificio Ignalat abbiamo scelto di intraprendere una transizione sostenibile attraverso alcune pratiche, come il ricorso a fonti energetiche rinnovabili, l’efficienza tecnologica all’interno degli stabilimenti, la riduzione degli sprechi, il riciclo e soprattutto l’attenta selezione dei nostri fornitori, prediligendo una filiera a km0.
Ci impegniamo a perseguire la sostenibilità nella sua triplice dimensione: economica, etica e ambientale.
Economica perché da sempre contribuiamo a valorizzare un territorio, la Puglia, ed il suo potenziale economico. Per questo promuoviamo con forza la filiera di approvvigionamento locale.
Etica perché il benessere animale è per noi un requisito irrinunciabile, così come il rapporto di fiducia con gli allevatori che ci forniscono una materia prima eccellente, ricavata attraverso metodi naturali e a basso impatto ambientale. Da anni manteniamo solide relazioni con fornitori impegnati in pratiche di allevamento responsabili, finalizzate alla libertà di movimento e allo stato di salute ottimale degli animali.
Ambientale perché la tutela delle risorse protegge il pianeta. L’esigenza di produrre consumando meno ci ha portato, infatti, a migliorare l’efficienza dei nostri sistemi produttivi.
Tutto ciò dimostra come coniugare sostenibilità e sicurezza con una produzione casearia responsabile e di qualità sia assolutamente possibile.
Secondo noi del Caseificio Ignalat, l’unico modo per promuovere una transizione verso una filiera più sostenibile è attraverso una visione d’insieme capace di interconnettere i fattori ambientali con l’innegabile valore nutrizionale e sociale dei prodotti di origine animale, tra cui soprattutto i prodotti lattiero-caseari, fonti di un’eterna e salutare bontà.